Come al solito la discussione su un tema delicato e complesso per Confesercenti Metropolitana Venezia Rovigo, viene affrontata in forma iper semplificata. Confesercenti affronta un particolare settore, ovvero quello dei pubblici esercizi.
“Il contratto nazionale dei pubblici esercizi prevede trattamenti retributivi già superiore alla soglia di 9 euro orari contenuta nelle proposte di salario minimo. Nonostante il settore sia quello in cui più la alta è la percentuale di contratti pirata che ricorrono la dumping salariale, i lavoratori inquadrati all’ultimo livello del CCNL – utilizzato molto raramente nella pratica- e senza alcuna anzianità maturata, hanno già un trattamento economico di 8,77 euro. Si tratta spesso di un mero salario di ingresso e dopo alcuni mesi di adattamento si passa al livello successivo che garantisce già oggi un trattamento di 38 centesimi superiore alla cifra fissata dalla proposta di salario minimo legale” spiega Emiliano Biraku, vice Presidente Confesercenti Metropolitana Venezia Rovigo.
Dai dati disponibili, emerge che il lavoro povero non è in generale legato a bassi livelli di retribuzione oraria ma alla presenza lavoratori “non-standard” (cioè con contratti di lavoro diversi dal tempo indeterminato a tempo pieno), che non riescono a superare la soglia della bassa retribuzione complessiva anche quando hanno livelli di retribuzione oraria considerati “equi”.
“E’ evidente che questi lavoratori si trovano in una situazione più insicura e precaria anche dal punto di vista economico e il problema da affrontare riguarda dunque, prevalentemente, il mercato del lavoro – prosegue Biraku – La disoccupazione, il precariato, l’overeducation, vale a dire il mancato allineamento tra lavoro e livello di studi raggiunto, e infine la povertà dipendono principalmente dal suo cattivo funzionamento. Affrontare la questione significa mettere mani alle debolezze strutturali del sistema del lavoro italiano che richiedono una serie adeguata di politiche industriali, economiche e sociali e non basta certo intervenire sul salario minimo”.
Per combattere il lavoro sottopagato e far crescere le retribuzioni, per Confesercenti è meglio puntare sul sostegno alla contrattazione collettiva che su un salario minimo per legge, la cui introduzione rischia di essere non solo inutile, ma addirittura dannosa per i lavoratori.