Confesercenti Nazionale ha pubblicato un video sul problema dell’abusivismo. E i dati che presenta sono davvero allarmanti.
Quali settori sono colpiti dal problema dell’abusivismo?
Il video Le vie dell’abusivismo presentato da Confesercenti Nazionale al Meeting Confesercenti 2015 – tenutosi a Perugia il 18 e 19 Settembre scorsi – mostra che, di attività abusive, se ne trovano un po’ in tutti i settori:
- il settore ricettivo: il video spiega che, solo a Roma, si stima ci siano 5.550 attività abusive;
- il commercio ambulante: alle Camere di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura italiane sono iscritte 180.00 imprese, e di queste più del 51% è gestito da stranieri. Ma l’80% non è in regola con i contributi;
- altre attività: dalle guide turistiche alla vendita di tabacchi, dalle sagre a bar e ristoranti.
Prendete questi numeri e il fatto che l’abusivismo sta continuando ad aumentare e capirete perché il fatturato delle attività abusive è arrivato a 21,4 miliardi di Euro.
Quanti soldi sottrae l’abusivismo allo Stato
Cosa significa questo per l’Italia e le sue attività commerciali?
Un’enorme perdita di denaro: più precisamente, 11,1 miliardi di Euro sottratti alle casse dello Stato. Per darvi un’idea, questa cifra potrebbe contribuire a tagliare il taglio di Imu e Tasi sulla prima casa e garantire 32mila posti di lavoro regolari.
Ma non è solo per questo che si deve combattere l’abusivismo in tutte le sue forme.
Le conseguenze dell’abusivismo
L’aumento dell’abusivismo è legato alla crisi. Ma è anche una delle ragioni che l’alimentano: dal 2011 all’inizio del 2015, infatti, hanno chiuso i battenti 73.600 esercizi commerciali.
Com’è legato questo dato all’abusivismo?
Semplice: un’attività che non versa i contributi costa circa la metà di una che, invece, è in regola. Un esempio: l’abusivismo nel settore dell’abbigliamento ha un volume d’affari di 3,2 miliardi, e un capo venduto da un’attività abusiva può costare fino al 20% in meno di quello di un’attività regolare.
Insomma, l’abusivismo è un costo per erario, imprese e cittadini. Ma c’è una via d’uscita.
La soluzione al problema c’è
Basterebbe che CCIAA, INPS ed Agenzia delle Entrate incrociassero i loro database, per scovare gli irregolari.
Al momento manca un dialogo tra i tre enti, ma questa lacuna avrà vita breve.