La buona notizia è per i (pochi) contratti a esercizi commerciali che prevedono la cedolare secca perché per loro rimane tutto invariato. Il proprietario, invece, rinuncia all’adeguamento dell’inflazione.
Resta stabile all’11,5% rispetto ad ottobre la variazione annuale dell’indice dei prezzi al consumo comunicato dall’Istat e necessario per l’aggiornamento del canone di locazione degli immobili ad uso non abitativo. Indice che, parametrato al 75% così come previsto dalle leggi del 1978 e del 1997, fa sì che i contratti di locazione potrebbero subire un aumento
dell’8,625%.
A Venezia
“Oltre agli aumenti previsti dall’adeguamento ISTAT, a Venezia riscontriamo aumentispropositati degli affitti commerciali ad ogni rinnovo dei contratti, tenendo il primato in Italia – spiega Emiliano Biraku, vice presidente Confesercenti Metropolitana Venezia Rovigo – occorre aprire una riflessione seria da porre prima di tutto ai proprietari, tenendo in considerazione che le entrate medie da questi affitti sono quasi 10.000/15.000euro al mese per il centro storico“.
“Modificarlo in questo momento può significare mettere al tappeto anche quegli esercizi che, con enormi sacrifici, hanno cercato di contenere al massimo, ad esempio, il costo dell’energia. Il caso del supermercato Prix a Dorsoduro, come tanti altri casi, comporta non solo la riduzione dei servizi ai residenti, ma anche la trasformazione dei negozi di vicinato e
supermercati in ristoranti e attività legate alla monocultura turistica, le uniche che possono sostenere questo costo. Ed il paradosso è che sono, a volte, gli stessi proprietari che protestano contro il turismo di massa“.
Da qui, Confesercenti rinnova l’appello per avviare un confronto costruttivo con l’Amministrazione e tutti i soggetti coinvolti, assieme alla richiesta di una moratoria che blocchi gli adeguamenti dei canoni di locazione per immobili commerciali.
Ministri»