Anche Mestre si adatta, in parte, alle dinamiche del turismo di massa veneziano. Un fenomeno “di rimbalzo” che si manifesta, in particolare, nella tendenza ad un appiattimento della proposta commerciale, sbilanciata verso il settore ristorativo.
Questo quanto emerge dai dati del Laboratorio di analisi urbana dell’università Iuav, coordinato dalla professoressa Laura Fregolent che da alcuni anni collabora con Confesercenti.
Nel corso della presentazione dei dati, tenutasi al Municipio di Mestre alla presenza della presidente del Consiglio Comunale, Ermelinda Damiano, e dell’assessore al commercio, Sebastiano Costalonga, gli studenti hanno riferito che nella zona centrale di Mestre fino a ridosso della stazione ferroviaria ci siano 130 bar, 22 ristoranti e 12 fast food, oltre a 44 hotel. I negozi di abbigliamento, per fare un paragone, sono 67.
«Il Commercio è una lente potentissima per analizzare le trasformazioni urbane della città e la riduzione della varietà non è un fatto positivo – commenta Michele Lacchin, vice direttore di Confesercenti -. Lo sviluppo del tessuto commerciale andrebbe gestito e governato, evitando derive che rischiano di stravolgere la vivibilità del territorio. Anche per questo crediamo che i dati emersi dal laboratorio siano un patrimonio importante, che va messo a disposizione delle istituzioni e della cittadinanza».
” L’analisi ha incluso un’osservazione diretta sul campo, con risultati che non si potrebbero ottenere soltanto attraverso i numeri – spiega la professoressa Fregolent – proprio perché è una lente attraverso la quale si possono studiare le trasformazioni urbane”.
Ad esempio è possibile capire con più chiarezza se una certa attività è frequentata principalmente da turisti o da residenti. «Abbiamo verificato, naturalmente, che Venezia e le isole sono caratterizzate da forti processi di “turistizzazione”. Ora – aggiunge Fregolent – questo avviene un po’ anche a Mestre». Gli studenti hanno evidenziato come le attività ad uso turistico, oppure misto, si concentrino soprattutto nelle aree vicine alla stazione, diradandosi man mano che ci si avvicina al centro. «Notiamo – prosegue la docente – una fortissima prevalenza del settore cibo: bar e bacari, pasticcerie, alimentari. Questo è conseguenza delle dinamiche della domanda e dell’offerta: il turista che alloggia a Mestre deve mangiare».
È chiaro che questo trend di “banalizzazione del commercio” è molto più avanzato nel centro storico di Venezia, dove gli studenti hanno analizzato una serie di altri elementi. Ad esempio la fortissima polarizzazione dei bar e dei negozi di souvenir lungo un numero ristretto di direttive, quelle più frequentate dai visitatori: basta allontanarsi di pochi metri da Strada Nova per ritrovarsi in luoghi quasi deserti e silenziosi, dove il commercio è praticamente sparito. A questo proposito, tra le proposte degli autori dello studio ci sono degli itinerari che propongono di esplorare la città in base ad aree tematiche non convenzionali: artigianato, arte ed eccellenze culinarie alternative.
Consulta qui l’Analisi del Laboratorio di rigenerazione urbana