“La chiusura dell’ennesimo negozio storico a Venezia, un negozio di scarpe in campo San Filippo e Giacomo, fa davvero riflettere, così come le preoccupazioni di chi ha strutture ricettive e rivolte ai turisti. Sembrano riflessioni discordanti, se non in contraddizione, ma forse potrebbero essere la base di una riflessione da rivolgere a tutti i prossimi candidati a Sindaco, su cosa vogliamo per la nostra città. Una Venezia “libera” dai turisti, come piace ai residenti in questi giorni o una Venezia dove non si cammina nelle calli? “
Così Cristina Giussani, Presidente Metropolitana Confesercenti Venezia Rovigo, apre una riflessione sulle trasformazioni della città, coinvolgendo l’intera classe dirigente e le categorie economiche nel formulare una visione di città a lungo raggio, pianificando almeno il prossimo decennio.
“La vocazione turistica della nostra città c’è e va mantenuta, così come accade nelle tante città d’arte italiane. Ma l’industria turistica deve essere fatta con qualità per fare in modo che sia l’offerta a produrre la domanda e non viceversa – prosegue la Giussani – Venezia è cambiata in generale, ma anche in maniera locale: l’esempio più eloquente è la trasformazione della calle che parte dal Ponte dei Giocattoli e finisce al ponte ex Coin: una decina di metri di calle, dove in poco tempo sono spariti tutti i negozi storici e dedicati sia ai residenti che ai visitatori che apprezzano la qualità del “made in Italy”. Ha chiuso una storica trattoria, un quarantennale negozio di fotografia, un negozio di abbigliamento presente da tre generazioni, un negozio di scarpe e Coin stesso; al loro posto, gelaterie, pizze al taglio, hamburgherie”.
Per la Presidente di Confesercenti questa trasformazione è la conseguenza di una mancata gestione dei flussi turistici e di una monocultura del “turismo mordi e fuggi”.
“Quel tratto di calle è l’imbuto finale di Strada Nuova: chiunque arrivi a Venezia in treno o da piazzle Roma attraversando il Ponte Calatrava passa di là per raggiungere le aree di Rialto e San Marco. Il ponte di Calatrava incanala infatti, tutti coloro che, prima della sua costruzione, entravano in centro storico attraverso altri percorsi, dai Frari o per l’Accademia. E’ bastato poco per far scomparire un pezzo di storia economica veneziana, senza contare che anche nelle aree più centrali e turistiche iniziamo a vedere negozi chiusi, con le vetrine abbandonate e le serrande abbassate. L’acqua alta di Novembre che ha danneggiato moltissime attività, ma che tuttavia hanno riaperto in tempi brevissimi, e l’attuale questione sanitaria cinese, dovrebbero servire da monito alla città della monocoltura del mordi e fuggi e della globalizzazione sempre più spinta nel mondo della comunicazione”.
Confesercenti dunque, sostiene la visione di tornare ad un turismo più consapevole, basato su visitatori che vogliono fare di un viaggio a Venezia un’esperienza, vivendo qualche giorno la città come fa chi ci abita, e ad una necessaria e attenta gestione dei flussi turistici.
“Questo è possibile soltanto se Venezia torna ad essere più simile ad una vera città abitata, mettendo in atto azioni per far tornare i residenti e rilanciando, allo stesso tempo, la sua offerta commerciale ad un livello di qualità più alto”.